giovedì 9 dicembre 2010

East of paradise di Lech Kowalski

Kowalski con la madre sul set di "East of paradise"

Lech Kowalski - East of paradise

   Roma, palazzo Farnese, fa caldo, molte persone sudano, movimenti nervosi, il tecnico incaricato della proiezione non arriva, molte ore di ascolto e riflessione.
Il pensiero di non avere un po' di refrigerio non entusiasma gli astanti, alla luce della difficoltà che comporta il dover seguire un film parlato, con testi in Polacco e inglese sottotitolato in francese, così l'approccio alla visione non è stato dei più felici.
    La sala "Anna Magnani" si oscura e iniziano a scorrere le immagini.
    Kowalski, ha messo a punto un ottimo meccanismo di precisione, le immagini non sono del tutto comuni ma neanche innovative ma i ritmi sono accostati sapientemente, si passa da ritmi seduti (soggetti alla dinamica del racconto) a momenti di pura visione, sospesi o veloci e trasandati.
    Figlio di quella New York anni '70, il regista non risparmia allo spettatore il suo sguardo sulla storia passata, con rispetto e molta cura lascia che il treno che ha assemblato vada avanti da se lui, come un navigato ferroviere, si limita a tirare la leva dello scambio quando lo ritiene opportuno.
    La sua abilità nell'accostare Gringo o il movimento Punk alla madre, viene ampiamente percepita forse un po' troppo, ma questa opinione è data da considerazioni strettamente personali, tutto questo comunque non pregiudica i restanti aspetti del film che sono molto ben definiti ed incrociati con i giusti tempi. Il suo vissuto, ad esempio, viene fuori nell'approccio nel trattare la morte, si percepisce la sua familiarità ed il rispetto che egli nutre per questo aspetto della vita che rende gringo un personaggio epico e contemporaneamente, la madre, che riuscì a scampare alla morte, viene comunque elevata al livello di grande personaggio, Eroi che non appartengono al main stream della società. Quindi la morte come discriminante per l'immortalità, come se i suoi personaggi nonostante la dipartita fisica, riescano comunque a rimanere tra noi vivi.
    L'arte di sopravvivere alla morte,  ciò che permette agli uomini e alle donne di Kowalski di rimanere eterni, si rispecchia in una tematica che sta molto a cuore allo stesso regista, il duale povertà\potere.

Carmelo Vazzana

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